Venerdì 5 febbraio la Nazione ha pubblicato un ampio servizio sul costruendo inceneritore di Firenze, intervistando, senza alcun contraddittorio, il Presidente e l’Amministratore delegato di Quadrifoglio, ossia due persone in palese conflitto di interessi. Discutiamo in questi due articoli alcune delle loro affermazioni.

PRIMO ARTICOLO: ASPETTO ECONOMICO

INCENERITORE: IL CITTADINO RESIDENTE CI GUADAGNA?

Dal termovalorizzatore possono venire solo risparmi per gli utenti, anche in bolletta. Forse non subito ma certamente in prospettiva” parole del direttore di Quadrifoglio”, Livio Giannotti.

La società QtHermo (60% Quadrifoglio + 40% multi-utility emiliana Hera) è l’impresa che ha progettato ed è stata autorizzata dalla Città Metropolitana a costruire e gestire l’impianto. Dal progetto Qthermo, già approvato, non si evince alcun beneficio in termini economici per i Comuni di Firenze-Prato-Pistoia e quindi per i loro cittadini, derivante dallo smaltimento nell’impianto di incenerimento di Firenze.

Facciamo qualche conto: ci risulta, come affermato dal Presidente di Quadrifoglio Moretti durante l’incontro pubblico del 24 Luglio 2015 a Palazzo Vecchio, che il costo dello smaltimento verrà “blindato” contrattualmente alla considerevole cifra di 164,5 Euro/tonnellata – il costo più alto in Italia – cioè circa 30 Mln/anno che i cittadini residenti dovranno dare a QtHermo.

A questo si aggiunge il costo che tutti i cittadini italiani pagano nella bolletta Enel come contributo alle fonti rinnovabili ma a cui ‘incredibilmente’ accedono anche gli impianti di incenerimento. L’energia prodotta e immessa in rete dagli impianti viene considerata infatti ‘rinnovabile’ per un 50%, il che si traduce in altri 8 Mln/anno che i cittadini italiani verseranno a Qthermo.

A questi costi si aggiunga ancora l’Ecotassa che i Comuni – ovvero i cittadini – già pagano per il mancato raggiungimento del 65% di raccolta differenziata.

E qui, attenzione, perché è dimostrato – dati ISPRA alla mano (www.catasto-rifiuti.isprambiente.it) – che nei Comuni dove è presente un inceneritore la raccolta differenziata rimane ben al di sotto del 65%.

D’altronde il Piano Economico Finanziario di Qthermo prevede che il risparmio per gli utenti possa realizzarsi, forse, solo in una prospettiva di circa 15 anni.

Prospettiva assai lunga soprattutto se confrontata con le possibilità che si aprirebbero con l’adozione di pratiche alternative all’incenerimento, che però non sono state considerate e verificate – come vorrebbe la legge – nella valutazione di impatto ambientale legata alla realizzazione dell’impianto di Firenze.

E’ ormai dimostrato infatti che con l’introduzione ad esempio del PAYT (pay-as-you-throw) ovvero la raccolta porta a porta con tariffazione puntuale, il risparmio per il cittadino si concretizza immediatamente nell’arco di 1 solo anno.

L’adozione del Porta a Porta (PAYT) su tutti i Comuni dell’area Firenze-Prato-Pistoia porterebbe a:

1) una riduzione di almeno il 30% del totale dei rifiuti solidi urbani, eliminando anche il problema dei rifiuti dell’industria che finiscono ‘illegittimamente’ nei cassonetti dei cittadini residenti

2) un incremento immediato della raccolta differenziata sopra al 65% obiettivo minimo europeo e quindi fine delle multe che già oggi paghiamo

3) un miglioramento qualitativo dello scarto differenziato, che non sarebbe più smaltito (=costo per i cittadini) ma venduto come materia prima da riciclo (=ricavo per i cittadini).

INCENERITORE: MA VERRANNO INCENERITI SOLO RIFIUTI DEL POSTO?

I vertici di Quadrifoglio ribadiscono che non arriveranno rifiuti da smaltire da altri territori.

Questa affermazione viene smentita dal decreto attuativo dell’art.35 dello Sblocca Italia che rompe di fatto il principio dell’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti interprovinciale o regionale e crea una rete di smaltimento dei rifiuti a livello nazionale. 

Durante l’ultimo incontro stato-regioni del 4 febbraio scorso, la regione Umbria infatti ha espresso parere positivo sul decreto inceneritori grazie ad “un’integrazione con la Regione Toscana” per il piano interregionale dei rifiuti.

Tradotto: l’Umbria giustamente non costruirà termovalorizzatori e – meno giustamente – manderà i propri rifiuti indifferenziati a smaltimento in Toscana, per esempio nell’inceneritore di Firenze, il sesto per grandezza in Italia.

Concludendo nel 2016 rimanere legati alla vecchia idea di incenerire i rifiuti rappresenta uno sperpero di risorse pubbliche. La Città Metropolitana dovrebbe prenderne atto e voltare pagina, abbracciando così, davvero, la modernità, con una gestione dei rifiuti degna del ventunesimo secolo.

SECONDO ARTICOLO: RISCHIO SANITARIO

INCENERITORE: AMBIENTE E SALUTE DEI CITTADINI CI GODONO?

Afferma il Presidente Moretti “Il risultato è l’abbattimento degli inquinanti fino a valori ampiamente al di sotto dei limiti normativi vigenti per le emissioni

Cosa significa? Di quali limiti si sta parlando e di quali inquinanti? Davvero non c’è rischio per la popolazione residente?

L’impianto di incenerimento è un impianto industriale che brucia un combustibile altamente eterogeneo. La combustione produce inevitabilmente composti estremamente pericolosi, di varia natura e non tutti normati. Nessuno è in grado di farli scomparire: una frazione finisce nelle emissioni in atmosfera e il resto nelle ceneri e scorie che costituiscono il 20-30% dei rifiuti inceneriti.

Gli inquinanti verranno emessi in atmosfera da due ciminiere alte 70 metri, altezza che è già un compromesso al ribasso probabilmente per non andare a interferire con il traffico dell’attuale aeroporto. Più un impianto inquina e più le ciminiere devono essere alte, al fine di diluire gli inquinanti in un volume di aria maggiore prima della inevitabile ricaduta al suolo.

Tra gli inquinanti ‘normati’ la cui cancerogenicità è ampiamente riconosciuta in letteratura, troviamo arsenico, cromo, diossine e furani che sono sicuramente cancerogeni (classe A), e poi cadmio, piombo, idrocarburi policiclici aromatici e benzopirene che sono probabilmente cancerogeni (classe B).

Nello studio di impatto ambientale (SIA allegato 10.1) di QtHermo l’area di incidenza considerata per la ricaduta di tali inquinanti si estende in un quadrato di 30 km di lato centrato su Case Passerini, che – vogliamo ricordare – si trova solo a 8 km dal Duomo di Firenze.

Nello studio si valuta il rischio per la salute umana “per verificare se il potenziale pericolo è accettabile”. A questo proposito per i composti cancerogeni si afferma “non esiste una soglia al di sotto della quale una esposizione anche prolungata non comporta effetti (avversi) sulla salute”. Dunque il rischio c’è e occorre darne una stima. Si conclude valutando che il livello di rischio per l’impianto progettato è trascurabile e accettabile.

173 medici dell’area fiorentina, che nel 2007 hanno evidenziato i rischi per la salute umana connessi alle emissioni dell’inceneritore, non sono d’accordo con le conclusioni di QtHermo e anche la ASL nutre evidentemente qualche dubbio.

Mentre nessuno si sognerebbe di prescrivere un piano di sorveglianza sanitaria per un servizio di raccolta differenziata porta a porta, proprio la ASL 10 ha prescritto un piano di sorveglianza sanitaria per le 37.000 persone, aziende agricole e zootecniche che risiedono entro 3 km dall’impianto.

La convenzione, che ci vede nell’interessante ruolo di cavie, è già stata firmata a dicembre 2015 tra QtHermo, ARPAT, ASL, Città Metropolitana di Firenze e Comune di Sesto Fiorentino. Vi si legge “in sintesi, i dati di letteratura mostrano che l’attenzione agli eventi avversi per la salute umana nelle popolazioni che vivono nei dintorni degli inceneritori si deve focalizzare su: – tumori totali ed alcuni specifici tumori (in particolare linfomi non Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli);- alcuni effetti avversi per la salute riproduttiva (in particolare alcune malformazioni congenite, gemellarità, basso peso alla nascita)”.

Questi saranno dunque gli eventi avversi oggetto del monitoraggio sanitario che esclude lavoratori e studenti e tutti i residenti oltre i 3 km di raggio dall’impianto.

Alcuni amministratori cercano di tranquillizzarci citando la Danimarca come paese ‘green’ anche con i suoi numerosi inceneritori. Rispondiamo evidenziando che la Danimarca ha un tasso di raccolta differenziata del solo 22%, ben al di sotto degli standard europei (fonte ZeroWaste Europe) e contemporaneamente il più alto tasso di tumori al mondo (fonte World Cancer Research Fund International).

Le attuali amministrazioni regionali e comunali dispongono di tutti gli elementi necessari per riconsiderare la scelta di costruire il nuovo inceneritore di Firenze revocando l’autorizzazione a QtHermo in quanto opera in contrasto con il pubblico interesse.