Se non facciamo l’inceneritore l’immondizia dove la buttiamo?
Attenzione, l’inceneritore non dissolve i rifiuti, non CHIUDE il ciclo dei rifiuti, li trasforma in ceneri/scorie ed emissioni inquinanti.
Inoltre un impianto di incenerimento, per non andare in perdita, deve incenerire rifiuti al massimo delle sue capacità (198.000 ton/anno per l’inceneritore di Firenze). La raccolta differenziata quindi non è incentivata, come a Brescia, dove non si arriva al 40% o in Danimarca dove si è al di sotto del 45% (dati ISPRA).
Per questo si prevede un tetto massimo per la raccolta differenziata del 65-70%. Rimane quindi come minimo un 35-30% di rifiuti indifferenziati bruciati–ossia buttati, senza recupero di materie prime. Sul totale dei rifiuti si produce quindi un residuo di almeno il 10% circa di scorie e ceneri tossiche, che vanno conferite in discariche speciali. NON si eliminano le discariche.
E allora, che si fa?
Realtà in cui non si persegue il businness dell’incenerimento, come il consorzio Contarina di Treviso, dimostrano che si può tranquillamente arrivare a differenziare l’85% dei rifiuti-si può fare persino di meglio- recuperando materie prime anche dal restante 15% con un moderno impianto a freddo di trattamento meccanico-biologico. Il residuo inerte è analogo per quantità al residuo dell’incenerimento, ma non è tossico. Una gestione di questo tipo è perfettamente in linea con la normativa europea, anzi rispetta l’ottica di economia circolare e recupero di preziose materie prime che l’Europa sta promuovendo.
E’ vero che se facciamo l’inceneritore la bolletta si abbassa?
E’ ormai dimostrato infatti che con l’introduzione ad esempio del PAYT (pay-as-you-throw) ovvero la raccolta porta a porta con tariffazione puntuale, il risparmio per il cittadino si concretizza immediatamente nell’arco di 1 solo anno.
L’adozione del Porta a Porta (PAYT) su tutti i Comuni dell’area Firenze-Prato-Pistoia porterebbe a:
1) una riduzione di almeno il 30% del totale dei rifiuti solidi urbani, eliminando anche il problema dei rifiuti dell’industria che finiscono ‘illegittimamente’ nei cassonetti dei cittadini residenti
2) un incremento immediato della raccolta differenziata sopra al 65% obiettivo minimo europeo e quindi fine delle multe che già oggi paghiamo
3) un miglioramento qualitativo dello scarto differenziato, che non sarebbe più smaltito (=costo per i cittadini) ma venduto come materia prima da riciclo (=ricavo per i cittadini).
Ci risulta invece, come affermato dal Presidente di Quadrifoglio Moretti durante l’incontro pubblico del 24 Luglio 2015 a Palazzo Vecchio, che, con l’inceneritore, il costo dello smaltimento verrà “blindato” contrattualmente alla considerevole cifra di 164,5 Euro/tonnellata – il costo più alto in Italia – cioè circa 30 Mln/anno che i cittadini residenti dovranno dare a QtHermo.
A questo si aggiunge il costo che tutti i cittadini italiani pagano nella bolletta Enel come contributo alle fonti rinnovabili ma a cui ‘incredibilmente’ accedono anche gli impianti di incenerimento. L’energia prodotta e immessa in rete dagli impianti viene considerata infatti ‘rinnovabile’ per un 50%, il che si traduce in altri 8 Mln/anno che i cittadini italiani verseranno a Qthermo.
A questi costi si aggiunga ancora l’Ecotassa che i Comuni – ovvero i cittadini – già pagano per il mancato raggiungimento del 65% di raccolta differenziata.
E qui, attenzione, perché è dimostrato – dati ISPRA alla mano – che nei Comuni dove è presente un inceneritore la raccolta differenziata rimane ben al di sotto del 65%.
D’altronde il Piano Economico Finanziario di Qthermo prevede che il risparmio per gli utenti possa realizzarsi, forse, solo in una prospettiva di circa 15 anni.
E’ vero che a Firenze si bruceranno anche rifiuti provenienti da fuori ATO (Firenze-Prato-Pistoia) ?
I vertici di Quadrifoglio ribadiscono che non arriveranno rifiuti da smaltire da altri territori.
Questa affermazione viene smentita dal decreto attuativo dell’art.35 dello Sblocca Italia che rompe di fatto il principio dell’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti interprovinciale o regionale e crea una rete di smaltimento dei rifiuti a livello nazionale.
Durante l’ultimo incontro stato-regioni del 4 febbraio scorso, la regione Umbria infatti ha espresso parere positivo sul decreto inceneritori grazie ad “un’integrazione con la Regione Toscana” per il piano interregionale dei rifiuti.
Tradotto: l’Umbria giustamente non costruirà termovalorizzatori e – meno giustamente – manderà i propri rifiuti indifferenziati a smaltimento in Toscana, per esempio nell’inceneritore di Firenze, il sesto per grandezza in Italia.
E’ vero che l’inceneritore ora che e’ stato autorizzato si deve fare?
No, è falso. L’ente autorizzatore, ossia la Città Metropolitana di Firenze, ha la facoltà di revocare il mandato a costruire e gestire l’inceneritore, con la motivazione che l’opera non risponde più al pubblico interesse. Non si vede il fondamento giuridico delle dichiarazioni di alcuni decisori politici sulle altissime penali che dovrebbero essere pagate in caso di revoca dell’incarico.
E’ vero che l’inceneritore e’ favorevole in termini occupazionali?
NO, è falso, la gestione con le buone pratiche, ossia raccolta porta a porta con tariffazione puntuale, la creazione di isole del riciclo per l’estrazione delle materie prime e la gestione di un impianto a freddo per il trattamento meccanico-biologico volto al recupero di materia (occorrerebbe un cosiddetto “revamping” dell’attuale impianto di Case Passerini), creerebbe senz’altro un grosso numero di posti di lavoro.
Le alternative sono state considerate nel procedimento decisionale?
No, la procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) avrebbe per legge dovuto considerare e verificare le alternative. Questo non è stato fatto.
La decisione di costruire l’inceneritore è stata presa a priori 15 anni fa dalle amministrazioni locali e poi tutto l’iter decisionale che ne è seguito si è svolto nella cornice di questa decisione già presa.
E’ vero che le emissioni dell’inceneritore sono entro i limiti di legge e quindi l’inceneritore e’ innocuo?
NO, il limite accettabile per sostanze riconosciute cancerogene dall’organizzazione mondiale della sanità, come le diossine, i furani e i metalli pesanti è zero.
Inoltre Firenze e la piana sono già altamente inquinate, per esempio da polveri sottili, consultare il documento (VIIAS) per vedere il numero di morti e malati che già si devono all’inquinamento. Un costo terribile in termini umani e anche, più cinicamente, per il servizio sanitario.
L’inceneritore aumenta sicuramente l’inquinamento, anche da polveri sottili, e immette in atmosfera inquinanti pericolosi. Per ulteriori approfondimenti vedi qui.
E’ vero che le emissioni dell’inceneritore sono paragonabili a quelle di un’autovettura?
Abbiamo sentito fare quest’affermazione da alcuni dirigenti QtHermo sulla base della seguente tabella (fonte ISPRA RT 203/2014, citata anche nella VIIAS, pag. 16. I valori si riferiscono al contributo, per ogni composto inquinante, delle emissioni degli impianti di incenerimento all’inquinamento complessivo a livello NAZIONALE. E’ ovvio che a livello nazionale il contributo è molto basso. Da questo, a nostro parere, si può semmai dedurre che a livello locale il contributo può invece essere significativo. In ogni caso:
- (a) da questi valori non si può dedurre quanto l’inceneritore contribuisca all’inquinamento complessivo a livello locale. Ovviamente se metto un’impianto sul Monte Rosa contribuisce al 100% dell’inquinamento, se metto un impianto in una città inquinatissima contribuisce pochissimo in percentuale.
- (b) è assolutamente privo di qualsiasi fondamento trarre da questa tabella conclusioni sull’emissione assoluta dell’inceneritore, come l’affermazione “le emissioni dell’inceneritore sono paragonabili a quelle di un’autovettura”.
E’ vero che siamo stati multati dall’europa perche’ ancora non ci siamo dotati di un inceneritore?
Le procedure di infrazione europee riguardano la mancanza di pre-trattamento dei rifiuti da conferire in discarica; noi promuoviamo il pre-trattamento a freddo (cfr. risposta (1)).
La gestione con sistema porta a porta a tariffazione puntuale, recupero di materia e pre-trattamento a freddo del residuo si può mettere in opera in tempi molto rapidi, al contrario degli inceneritori, sono più flessibili e rispondono perfettamente alla normativa e alle direttive europee.
E’ vero che l’inquinamento ricadra’ essenzialmente su Sesto Fiorentino e Campi.
No, basta leggere lo studio di imaptto ambientale della società proponente QtHermo, la studio riguarda un quadrato di 25km di lato centrato sull’inceneritore, i venti e quindi la concentrazione delle emissioni variano a seconda della stagione.
Nell’area molto prossima all’inceneritore lavorano migliaia di persone, vi e’ un rischio sanitario di questi lavoratori?
La ASL 10 prescrive, solo ad opera realizzata, un monitoraggio delle incidenze tumorali e degli esiti riproduttivi non solo della popolazione residente ma anche di tutte quelle persone che vivono parte della giornata nell’area di influenza dell’impianto, che non viene specificata nel documento.
C’è un impegno delle istituzioni a fare chiarezza sulle conseguenze sanitarie di questi impianti? La storia dell’inceneritore di San Donnino:
L’inceneritore di San Donnino è stato chiuso nel 1986, dopo anni di proteste e analisi ignorate, su indicazione del Consiglio Superiore di Sanità (quarticino Inceneritore).
Non vi è stata NESSUNA indagine epidemiologica istituzionale successiva, neppure dopo le evidenze riscontrate dagli studi condotti dai Professori Annibale Biggeri e Dolores Catelan dell’Università di Firenze (articolo 1,articolo 2), che indicavano chiaramente la necessità di ulteriori indagini.
E’ vergognoso affermare che non vi è stato alcun danno, sapendo che, volutamente, non si è indagato, venendo meno anche a una doverosa esigenza di giustizia storica.